Istituto degli Studi Giuridici Superiori

Direttore scientifico: Avv.Manlio Merolla

CORSO DI DIRITTO DI FAMIGLIA E DIRITTO MINORILE ANNO 2014 – Alta Formazione ed Aggiornamento Professionale Multidisciplinare: PRESENTAZIONE DOMANDE dal 20/12/13

Dal 20/12/13 sarà possibile presentare presso la Segreteria della Scuola di Legge dell’Istituto degli Studi Giuridici Superiori di Napoli formale istanza di partecipazione al Nuovo Ciclo di Studi di Diritto di Famiglia e Diritto Minorile Anno 2014 organizzato in collaborazione scientifica con l’UNIONE NAZIONALE CAMERE MINORILI MULTIPROFESSIONALI D’ITALIA e diversi Ordini Professionali;

PROGRAMMA, MODALITA’ ISCRIZIONE, ED INFO  NEI PROSSIMI GIORNI SUL PRESENTE PORTALE.

Il Corso sarà a numero Chiuso. E’ Prevista una possibile quota di partecipazione a titolo di copertura spese e colloquio conoscitivo .

PRESENTAZIONE UFFICIALE CORSO DURANTE IL CONGRESSO REGIONALE DELL’UNIONE ddd.


Dove siamo

dove_siamo

COME RAGGIUNGERCI

       

 Con Metrò: Uscita Piazza Medaglie D’Oro [Vomero]

In Auto:Per raggiungerci il percorso più semplice è  uscire dalla
tangenziale (uscita Arenella) e proseguire per Piazza Arenella

TELEFONO: 081. 558.75.50

E-MAIL: lexmerolla@libero.it  –

                   

 

CONVENZIONE GARAGE AUTOLAMARO

Convenzione con Parcheggio Custodito in loco: GARAGE AUTOLAMARO  infoline 081.5567090 il GARAGE POSTO IN BASSO  NEL L’ADIACENTE PARCO LAMARO.

COMUNICARE AL TITOLARE DEL GARAGE CHE CI SI RISERVA AL RITIRO DELL’AUTO DI CONSEGNARE IL ” BONUS” SCONTO 50%.

 

 


IL GOLDEN BOOK

 Il presente volume viene aggiornato anno per anno.

Menziona le numerose attività poste in essere in questi lunghi anni dai tanti professionisti che hanno offerto il loro tempo, disponibilità e professionalità a vario titolo ed in tempi diversi-

Inoltre annovera i benemeriti ai quali l’Istituto ha insignito della TOGA D’ONORE dell’Istituto o della PERGAMENA D’ONORE PER ATTIVITA’  E MISSIONI PROFESSIONALI DI PREGIO nel campo delle Scienze Giuridiche, Sociali o psicologiche o che si sono distinti con AZIONI DI SOLIDARIETA’ SOCIALE.

La Sua pubblicazione è riservata ai soli Associati o SOCI ONORARI.

IL GOLDEN BOOK - Collana Lex et Jus


CRIMINOLOGIA: SPORTELLI ASCOLTO ED ANTIVIOLENZA DELL’UNIONE CAMERE MINORILI MULTIPROFESSIONALI

 

a Cura del Centro Nazionale CMM in collaborazione con il Dipartimento Studi Socio-psicologici  dell’Istituto Studi Giuridici Superiori di Napoli – Diretto dal Prof. Manlio Merolla.

Si ringraziano le Psicologhe dell’Unione CMM e ISGS Dr.ssa Cristina Pizzi, Dr.ssa Grazia Graziano e Dr.ssa Filomena Carotenuto per la redazione della presente CARTA DEI SERVIZI DEGLI SPORTELLI DI ASCOLTO ANTI MOBBING CONIUGALE ED ANTISTALKING  ED ANTIVIOLENZA – Sommario :

Premessa. 1

PRINCIPI FONDAMENTALI DEL SERVIZIO: riservatezza e informazione: 1

CHI SIAMO:MISSIONE, ORGANI E RISORSE IMPIEGATE. 2

DOVE SIAMO: 2

I SERVIZI. 2

ACCOGLIENZA.. 3

MINORI. 4

OLTRE LA STRADA.. 5

LA RETE DEI SERVIZI. 6

 

Premessa

La Carta dei servizi è un valido strumento informativo per come accedere ai servizi e alle attività in essere dello sportello antiviolenza.

Rivolta alle vittime di violenze morali e fisiche ed agli operatori di servizi sociali riguardo ai servizi offerti, ai tempi e alle modalità per accedervi.

La Carta dei servizi sarà oggetto di un aggiornamento continuo, in vista dei contributi ricevuti dalla rete.

La Carta è rivolta direttamente a tutte le vittime di violenza [ UOMINI E DONNE] e per coloro che necessitano di orientamenti psicologici e giuridici e può essere un valido strumento conoscitivo per gli enti, le associazioni e tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno rapporti con lo sportello ANTIVIOLENZA.

Grazie per l’attenzione,

PRINCIPI FONDAMENTALI DEL SERVIZIO: RISERVATEZZA ED INFORMAZIONE

Lo SPORTELLO ANTIVIOLENZA opera nel rispetto dei diritti fondamentali delle donne che beneficiano della sua attività.

I servizi realizzati nel rispetto dei principi quali: eguaglianza, imparzialità, gratuità, continuità, efficacia ed efficienza, accessibilità e trasparenza del servizio;

UGUAGLIANZA E IMPARZIALITÀ.

Le operatrici operano nei confronti delle utenti secondo il criterio di obiettività, giustizia e imparzialità.

E’ garantita parità di trattamento e parità di condizioni di fruizione del servizio, non è compiuta alcuna discriminazione nell’erogazione delle prestazioni per motivi di etnia, religione, opinioni politiche, condizioni psico-fisiche o socio-economiche e orientamenti sessuali;

GRATUITÀ.

Tutti i servizi offerti allo sportello antiviolenza presentano il carattere della gratuità.

EROGAZIONE DEL SERVIZIO.

L’erogazione dei servizi è svolta con continuità e regolarità. Nei casi di sospensione delle attività in loco esiste un valido supporto a distanza che non lascia solo l’utente, al fine di ridurre al minimo il disagio provocato;

EFFICIENZA ED EFFICACIA.

L’associazione assicura la conformità dei servizi erogati ai parametri di efficienza ed efficacia e con particolare attenzione alla tempestività delle risposte.

Ogni operatrice lavora con l’obiettivo di garantire sostegno e tutela alle vittime di violenza in genere, valorizzando al massimo le risorse a disposizione.

ACCESSIBILITÀ E TRASPARENZA DEL SERVIZIO.

L’accesso al servizio può avvenire tramite una telefonata al centralino attivo 24 ore[ 081.556.14.18] lasciando un messaggio  al quale verrà dato riscontro entro la giornata o presentandosi direttamente presso la sede dello sportello previo appuntamento;

RISERVATEZZA E INFORMAZIONE.

Il trattamento dei dati riguardanti  gli utenti è ispirato al rispetto della riservatezza dovuta.

Gli/Le operatrici e gli/le volontari/e  sono formati/e ad operare nel rispetto della riservatezza delle informazioni di cui vengono a conoscenza secondo quanto previsto dal D.L. 196 del 30 giugno 2003.

Nessuna azione è attivata dall’operatrice senza informarne l’utente, ai quali è garantito la massima e completa informazione sulla gestione del servizio

CHI SIAMO:MISSIONE, ORGANI E RISORSE IMPIEGATE

La mission

Lo sportello antiviolenza è un servizio, senza fini di lucro, che ha riaperto in modo ristrutturato  il servizio nel 2012/13 per aiutare e sostenere le vittime nella denuncia della violenza domestica in particolare

E’ impegnato a contrastare ogni a forma di violenza di genere e  promuovere attività legate al cambiamento culturale, alla sensibilizzazione e prevenzione in particolare del fenomeno della violenza della violenza su donne e bambini/e.

Le risorse

Lo sportello trae le risorse economiche per il proprio funzionamento e per lo svolgimento delle attività da:

a) contributi istituzionali provenienti da convenzioni con Enti locali (Comune, Provincia, Comuni della Provincia);

b) entrate derivanti da attività come progetti, formazione, attività promozionali e culturali;

c) donazioni liberali e donazioni derivanti dal 5 per mille [ non ancora attivato];

d) quote sociali.

DOVE SIAMO:

Lo sportello [ CENTRALE OPERATIVA NAZIONALE DI COORDINAMENTO ] è sito presso l’ ISTITUTO DEGLI STUDI GIURIDICI SUPERIORI DI NAPOLI  in Via DE DOMINICIS 14, nei pressi di PIAZZA MEDAGLI D’ORO, sebbene sezioni distaccate sono operative ed in fase di apertura presso ogni sede territoriale ove sono ubicate le Camere Minorili Multiprofessionali dell’Unione CMM.

La zona è ben servita dal trasporto pubblico e in particolare è possibile raggiungerci con gli autobus:

• linea m2 (METRO COLLINARE)  • linea 30 (dalla Stazione FS) fermata …….

Orari di apertura: • dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 17 (orario continuato)

SPORTELLO ANTIVIOLENZA numero telefonico +39 081.   556.14.18       Mail: lexmerolla@libero.it [ Direzione Generale]

I SERVIZI

L’attività dello sportello si caratterizza per servizi :

  • ACCOGLIENZA;
  • SERVIZIO MINORI;
  • PATROCINIO LEGALE civile – penale – criminologico
  • CONSULENZA PSICOLOGICA – COUNSELLING – MEDIZIONE FAMILIAREA questi si affiancano importanti attività di supporto quali la formazione, promozione, ricercaArea di intervento i minori vittime di abuso sessuale, prostituzione coatta, disagio sociale, e iniziative culturali , di prevenzione, di sensibilizzazione, di formazione, di impegno in campo legislativo a carattere nazionale, di messa in rete e di coordinamento locale, nazionale e internazionale.

ACCOGLIENZA: servizio Accoglienza

  • a chi è rivolto:A Tutti in genere senza alcuna distinzione di sesso o nazionalità – Ma in particolare a Donne maggiorenni, italiane e straniere
  • cosa offriamo:L’accoglienza è un punto di riferimento per richieste che spaziano dall’ascolto, al sostegno, ai colloqui, ai gruppi, alle informazioni.Consiste in: una linea telefonica che recepisce e filtra le richieste valutandone l’attendibilità e con successivi  colloqui telefonici, colloqui personali, informazioni legali ed eventuale attivazione della rete territoriale di sostegno e relativi accompagnamenti, attivazione delle procedure per ospitalità in emergenza e protezione.

    Il colloquio con l’operatore/trice è un luogo di confronto dove ogni persona ha la possibilità di svolgere un esame realistico delle possibilità concrete di realizzazione dei propri obiettivi e di protezione dalla violenza.

    Il servizio di accoglienza viene attivato esclusivamente per le persone che richiedono espressamente aiuto,informazione e protezione.

  • Obiettivi:• offrire alle persone che subiscono violenza uno specifico luogo di genere, unico, dove trovare risposte ai loro bisogni di protezione• offrire alle persone uno spazio protetto e non giudicante, dove possono trovare ascolto, informazioni, sostegno e confronto

    • sostenere le personee affinché possano prendere le decisioni più opportune per sé valorizzando le loro risorse personali e quelle esterne su cui possono contare

    • offrire un primo orientamento e informazione al sistema legale (Forze dell’Ordine, avvocati/e e Tribunali)

    • offrire gruppi di sostegno e di confronto finalizzati al rafforzamento personale e all’uscita dall’isolamento

    • offrire una consulenza specialisticaorientamento al lavoro

    • offrire informazioni e sostegno a chi segnala situazioni di persone che subiscono violenza

    sanitari, le Forze dell’Ordine, gli/le avvocati/e, i Tribunali e le  altre istituzioni a sostegno della donna che subisce violenza e dei suoi figli e figlie. come si accede Per poter accedere al servizio è sufficiente una telefonata o presentarsi direttamente presso la sede per fissare un appuntamento successivo. 

    PERSONALE: 

  • Gli/Le operatori/trici di accoglienza hanno una formazione universitaria e hanno accesso a percorsi formativi specifici sulle tematiche connesse alla violenza di genere.Al servizio collaborano volontari/e e tirocinanti.Il team working Social Law, coordinato dalle responsabili del Servizio, si riunisce una volta alla settimana per confrontarsi sulle problematiche legate al servizio.

    In un’altra riunione settimanale tra le coordinatrici dei settori attivati Psicologico, Giuridico, Sociale si confrontano i settori circa metodologia e strumenti di lavoro

    Il colloquio viene svolto in una stanza riservata, ha durata di un’ora.

    Sono presenti esclusivamente i soli operatori e l’utente, eccezion fatta per casi con particolari condizioni (per esempio presenza di una mediatrice culturale).

    Se concordato anticipatamente, è possibile la presenza di un’operatrice per tenere i/le bambini/e durante lo svolgimento del colloquio.

    È prevista una modulistica in fase di ingresso: per ogni persona che contatta per la prima volta lo sportello, viene compilata una scheda per la rilevazione di dati e caratteristiche relative alla persona e alla sua storia.

    La scheda non è un documento pubblico e concorre a tutelare la riservatezza degli/lle utenti che si rivolgono al Centro

    • Numero operatori/trici: 1 /3 (di cui una responsabile)

    • Attesa massima colloqui: 1/3 giorni

    • Numero medio colloqui per persona: 10

    • Durata colloquio: 1 ora

    • Presenza di un luogo riservato per il colloquio

    • Servizio gratuito di orientamento

    • Lavoro di équipe e supervisione

    • Mediatrice culturale

    • Baby sitting

    Il servizio garantisce la privacy e la tutela della riservatezza sia nella fase di intervento diretto che a percorso concluso

MINORI  : servizio Minori

è rivolto Madri che hanno subito violenza; bambini e adolescenti che hanno subito e/o assistito alla violenza; bambine, donne adulte che hanno subito abuso sessuale nell’infanzia; genitori di minori vittime di violenza extrafamilare.

  • cosa offriamo Obiettivi:• offrire alle persone che vivono situazioni di violenza percorsi di sostegno psicologico alla genitorialità;• offrire alle persone adulte che hanno subito abuso sessuale nell’infanzia percorsi di sostegno psicologico;

    • offrire ai genitori di minori vittime di violenza extrafamiliare colloqui di consulenza e sostegno;

    • offrire ai/alle bambini/e che subiscono ed assistono alla violenza percorsi di sostegno psicologico;

    • offrire a tutti/e i/le bambini/e ospiti un sostegno educativo all’interno delle case rifugio;

    • offrire consulenza agli operatori che si occupano di minori in situazioni di pregiudizio;

    • costruire una rete con gli altri servizi e istituzioni preposti alla tutela dei minori.

    come si accede

    Il Servizio Minori vede coinvolte al suo interno figure professionali specificatamente formate sulla violenza ai/alle minori.

    È composto da psicologhe-psicoterapeute di diverso indirizzo.

    Al servizio collaborano volontarie e tirocinanti.

    La metodologia di intervento specialistica fa riferimento alle linee guida internazionali e nazionali e le integra con la metodologia propria dei centri antiviolenza dell’UCMM.

    Il nostro approccio prevede una stretta integrazione con gli altri servizi.

    Attività svolta nell’area psicologica:

  • colloqui di osservazione e/o psicodiagnostici con i/le minori;
  • colloqui di sostegno psicologico e/o psicoterapie rivolti ai minori mirati al superamento del trauma conseguente le situazioni di violenza vissuta;
  • colloqui di osservazione della relazione madre-bambino/a;
  • colloqui di analisi della domanda e della problematica presentata effettuati con la madre e progettazione dell’intervento sul singolo caso;
  • colloqui individuali di sostegno alla genitorialità;
  • gruppi/laboratori rivolti alle mamme che hanno subito violenza;
  • colloqui di sostegno psicologico/psicoterapie per giovani donne che hanno subito violenza nell’infanzia;
  • colloqui di consulenza e sostegno ai genitori di minori vittime di violenza extrafamiliare.Attività svolta nell’area educativa:
  • interventi educativi individuali durante l’ospitalità per fornire un sostegno alla relazione madre-figlio/a nella fase di uscita dalla situazione di violenza;
  • accompagnamento della madre e dei/delle figli/e nell’iter giudiziario;
  • accompagnamenti nella realtà sociale del territorio per facilitare ai/alle minori e alle loro madri l’utilizzo delle risorse presenti sul territorio rivolte ai minorenni,
  • dall’inserimento scolastico alle attività ludiche;
  • collegamento con i servizi territoriali preposti alla tutela dei/delle minori;
  • sostegno scolastico;
  • gruppi/laboratori rivolti ai/alle bambini/e.
  • supporto alla genitorialitàservizio
  • Psicologhe/psicoterapeute (di cui una responsabile)
  • educatrice presente per accompagnamento ai servizi territoriali necessari
  • Lavoro di équipe e supervisione
  • Servizio gratuito legaleIl servizio garantisce la privacy e la tutela della riservatezza alle donne sia nella fase di intervento diretto che a percorso concluso.

OLTRE LA STRADA

Oltre la strada

servizio rivolto Donne straniere maggiorenni vittime di tratta e prostituzione coatta

offriamo Il Progetto in collaborazione con alcuni  Comuni ed Enti con i quali è stato sottoscritto una formale Convenzione

donne presenti sul territorio, per offrire accoglienza alle donne straniere, clandestine, che denunciavano i loro sfruttatori.

Dopo una prima valutazione della richiesta di aiuto e la successiva inclusione nel programma mirato

alla regolarizzazione, le donne seguono un progetto individuale di aiuto e hanno la possibilità di essere ospitate presso un appartamento protetto.

Obiettivi del progetto sono:

area individuale (colloqui individuali; colloqui individuali atti a esplorare nuove modalità comunicative;

  • accompagnamenti sanitari, legali e sociali;
  • sostegno emotivo e regolazione della vita quotidiana;
  • creazione di una relazione di fiducia tra operatrici e utenti;
  • individuazione di percorsi di autonomia che permettano di accrescere l’autostima, valorizzare le capacità personali e i punti di forza della donna);area legale (accompagnamento durante la denuncia presso le Forze dell’Ordine di competenza;
  • assistenza/orientamento legale sia in fase di denuncia che processuale;
  • ottenimento dei documenti di identità presso Consolati e Ambasciate;
  • richiesta di rilascio del nulla osta al permesso di soggiorno per Art. 18 T.U.L.I.; presentazione dell’istanza presso l’Ufficio Stranieri della Questura; rinnovo del permesso di soggiorno e conversione);area sociale (orientamento socio-lavorativo, corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale,borse lavoro).

LA RETE DEI SERVIZI

E’ fondamentale, nel potenziamento delle proprie attività, lo sviluppo di un opportuno sistema di relazioni, istituzionali e non, in grado di garantire da un lato una rete attiva con il territorio e dall’altro i bisogni delle donne.

Importante è il rapporto con i servizi sociali comunali.

I servizi sociali vengono attivati, in accordo con la donna accolta, in tutte le situazioni in cui sono coinvolti minori.

Le operatrici possono, su richiesta, redigere relazioni sulla situazione della donna con un focus sul percorso intrapreso.

Obiettivi sono:

• sostenere la donna e coadiuvare i servizi sociali nella tutela dei minori, nella ricerca di una struttura abitativa alternativa all’ospitalità nella casa rifugio, nell’inserimento lavorativo;

• sostenere la donna come madre e i/le figli/e ;

• organizzare incontri tra la donna accolta, l’operatrice del centro e l’assistente sociale di riferimento per progettare insieme un percorso di protezione e di uscita dalla violenza.

La relazione con le Forze dell’Ordine è fondamentale per l’accesso ad alcuni servizi da parte delle donne. Su richiesta della donna, le Forze dell’Ordine contattano la Casa delle donne per richieste di ospitalità e di avvio percorsi di accoglienza.

Viceversa, su richiesta della donna, possono essere le operatrici a contattare le Forze dell’Ordine per valutare insieme alla donna la possibile attivazione dei meccanismi di protezione previsti dalla legge.

Nel caso di donna straniera che non parla l’italiano, nei colloqui di accoglienza è prevista la presenza, oltre all’operatrice, di una mediatrice culturale. Obiettivo della collaborazione è quello di eliminare le difficoltà linguistiche e permettere la libera espressione della donna e garantire la piena comprensione e l’efficacia delle comunicazioni fra la donna e l’operatrice.

VOLONTARIATO:

intento a promuove periodicamente un corso di formazione rivolto alle donne che hanno fatto richiesta di svolgere attività volontarie all’interno dello sportello.

Il corso prevede lezioni sia frontali che interattive tenute dalle responsabili di tutti i servizi.

Alla fine del corso le volontarie potranno partecipare alle attività dei vari servizi concordando tempi, modalità e obiettivi con le responsabili.

Sono attive, inoltre, numerose convenzioni per i tirocini formativi rivolti alle studentesse provenienti dalle Facoltà di: Psicologia, Scienze della Formazione, Scienze Politiche.

Per proporre la propria candidatura come volontaria o verificare la possibilità di accedere ai tirocini da altre Facoltà o Atenei scrivere a:

TRIBUNALE/PROCURA E STUDI LEGALI:

se richiesto dall’avvocato/a di riferimento della persona utente, l’operatore/trice di accoglienza può inviare al Tribunale una relazione scritta sulla situazione riportata dalla donna e sul percorso avviato presso la Casa delle donne.

La Procura dei Minori è attivata se nella situazione di violenza sia coinvolto un/una minore. Le psicologhe del Servizio Minori che seguono madre e/o figlio/a, su richiesta del Tribunale e/o della madre, possono inviare una relazione scritta sul percorso intrapreso presso il Centro.

 GLI STUDI LEGALI, PUNTO DI FORZA DEL SERVIZIO,  SONO ACCREDITATI DALL’UNIONE CAMERE MINORILI MULTIPROFESSIONALI che hanno sottoscritto con l’IStituto ISGS un formale accordo nel rispetto della presente Carta dei Servizi.

IL RAPPORTO CON IL TERRITORIO E CON GLI ALTRI SOGGETTI  PRESENTI O ATTIVI NEL MEDESIMO AMBITO DI AZIONE:

si esprime attraverso il consolidarsi di un’articolata e complessa rete di relazioni.

Tale rete è importante per sviluppare economie di scala, incrociare competenze e conoscenze, ma soprattutto è essenziale per riuscire a individuare e rispondere in modo sempre più efficiente ed efficace ai bisogni delle donne.

lo SPORTELLO  lavora attivamente il raggiungimento della stesura di protocolli operativi formali che coinvolgano i soggetti,istituzionali e non, operanti a livello territoriale contro la violenza di genere.

MAGGIORI INFO IN SEDE.


CRIMINOLOGIA : OMICIDI IN FAMIGLIA – Intervista al Criminologo Manlio Merolla

ARCHIVIO  PUBBLICAZIONI RIVISTA  LEX ET JUS


Patrocinato dall’Istituto degli Studi Giuridici Superiori di Napoli

Nasce su iniziativa delle Camere Minorili Multiprofessionali

di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere

“ L’Osservatorio di Criminologia Familiare e Minorile”,

dando vita ad un primo seminario di Studi in materia, in seguito ad un nuovo Allarme Sociale relativo:

Ad un crescente aumento degli Omicidi in Famiglia .

DATI ALLARMANTI DAL RAPPORTO DELL’EURISPES, CONFERMANO I DATI DIFFUSI DAGLII STUDI E RICERCHE DELL’ISTITUTO DEGLI STUDI GIURIDICI SUPERIORI DELLA CAMPANIA IN SEGUITO ALLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE SUL FENOMENO SOCIO-GIURIDICO DEL MOBBING CONIUGALE E FAMILIARE [ cfr.pubblicazioni Lex et Jus e raccolta giuridica omonima].

ALLA LUCE DELLE RISULTANZE CONFERMATIVE DELL’ EURES – EURISPES CHE BREVEMENTE VENGONO RIASSUNTE IN SINTESI, SEGUONO NOTE ED OSSERVAZIONI DI CARATTERE CRIMINOLOGICO DELL’AVV.PROF. MANLIO MEROLLA E DEGLI ESPERTI DEL SUO ISTITUTO DI RICERCHE, ESPOSTE DI RECENTE DURANTE UN SIMPOSIO DI CRIMINOLOGIA FAMILIARE CON RIFLESSI INTERPRETATIVI ANCHE SUGLI EFFETTI DELLA LEGGE SULL’AFFIDAMENTO CONDIVISO, ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DEGLI STUDI GIURIDICI SUPERIORI, CHE AVRA’ SEGUITO E REPLICHE PRESSO LE SEDI OPERATIVE DELLA CAMERE MINORILI ED ASSOCIAZIONI FORENSI IN CAMPANIA INTERASSOCIATE.

 

 Intervista all’Avv.Prof.Manlio Merolla

A cura dell’Ufficio Stampa dell’Osservatorio  Permanente Interassociativo a Tutela della Famiglia e per i Minori – Sezione Territoriale della Campania

 

Omicidi in Italia. Nel 2002 gli omicidi maturati all’interno dei “rapporti di prossimità” prendono il sopravvento su quelli legati alla malavita e alla criminalità organizzata.

il 51,5% degli omicidi (complessivamente 325) è infatti avvenuto all’interno della famiglia (223 vittime), tra amici e conoscenti (68 vittime), nell’ambito del lavoro (12 vittime) o del vicinato (22 vittime).

La famiglia, quindi, con il 35,3% delle vittime totali, si conferma come primo tra gli ambiti in cui matura l’omicidio; seguono le 100 vittime (15,7%) riferibili alla criminalità comune e le 77 (12,2%) attribuite alla criminalità organizzata.

Sono 68 gli omicidi (10,7%) “tra conoscenti” quelli cioè che vedono omicida e vittima legati da una precedente frequentazione, per amicizia o semplice conoscenza.

Rilevanti gli omicidi (3,5%) avvenuti tra vicini di casa e quelli maturati all’interno dei rapporti lavorativi (1,9%). Risultano ancora sconosciuti gli ambiti di ben 120 delitti.

Rispetto al 2000 nel 2002 sono diminuiti lievemente i delitti in famiglia (-2,2%) e consistentemente quelli della criminalità organizzata (-39,4%). Mentre nei primi quattro mesi dell’anno da gennaio ad aprile sono stati registrati 49 omicidi in  ambito familiare, relativi alla sfera dei delitti di coppia o coniugale, che hanno causato 62 vittime,pari quasi ad un omicidio ogni due giorni,ai quali vanno aggiunti anche 5 tentati omicidi.

In forte aumento anche quelli tra vicini di casa (+69,2%), quelli tra conoscenti (+58%) e quelli maturati sui luoghi di lavoro (+33,3%).

Dove si uccide. E’ ancora il Mezzogiorno con 304 omicidi, rispetto ai 221 del Nord ed ai 109 del Centro, a detenere l’indice più alto (indice su 100.000 abitanti: Nord 0,9; Centro 1,0; Sud 1,5).

Al Nord prevalgono gli omicidi in famiglia (50,9% del totale in quest’area), la cui diffusione vede al primo posto la Lombardia (15,7%), seguita dal Piemonte (12,6%), dall’Emilia Romagna (8,1%) e dal Lazio (10,8%). Forti incrementi, al Nord, anche per gli altri ambiti della “prossimità”: risultano in netto aumento le vittime di omicidi compiuti nell’ambito del vicinato (+175%) e in quello lavorativo (133%). Anche al Centro prevalgono gli omicidi in famiglia (35,8%) e quelli attribuiti alla criminalità comune (22,9); crescono rispetto al 2000 gli omicidi tra vicini (+150%) e quelli della criminalità comune (+38,9%). I delitti in famiglia (23,7%) e quelli attributi alla criminalità organizzata (23,4%) occupano i primi posti anche al Sud, dove si registra un forte aumento dei delitti tra conoscenti (+163,6%) e della criminalità comune (+35,7%).

Quando si uccide – La fascia oraria più a rischio è quella tra le 18 e le 24 (38,1%); seguono quelle tra mezzanotte e le 6,00 (22,1%) e tra le 12 e le 18 (21,3%); in ultimo la fascia della mattina (6.00-12.00, con il 18,4%). Questa la frequenza degli omicidi durante la settimana: lunedì 20,3%; domenica 16,4%; martedì 15,8%; mercoledì 12,8%; sabato 12,5%; giovedì12%; venerdì10,3%.

Omicidio d’autore. Una prova del diffondersi della personalizzazione dell’omicidio è data dalla forte incidenza della premeditazione (59,9% degli omicidi) che prevale sui delitti non premeditati (40,1%). A compiere gli omicidi sono soprattutto autori singoli (43,5% dei casi), seguiti dai delitti in associazione (17,2%) e in concorso (14%). Il 62,3% degli autori è stato identificato, il 37,7% resta ignoto. Nel 2002 il 41,9% degli autori è stato assicurato alla giustizia entro 48 ore dal delitto, il 46,7% entro 7 giorni, mentre sale al 52,8% il numero degli autori arrestati nell’arco dei 6 mesi; inoltre, nell’11,5% dei casi si tratta di omicidi-suicidi di immediata soluzione.
Come si uccide. Nel 46,2% dei casi è stata usata un’arma da fuoco. Seguono le armi da taglio (19,2%), i corpi contundenti (7,9%), le percosse (4,7%), il soffocamento (4,1%), lo strangolamento (3,2%), l’uso di armi improprie (3%), la precipitazione (1,9%), lo speronamento (0,8%). Per i 293 omicidi compiuti con armi da fuoco, il 23,5% degli autori è risultato in possesso del porto d’armi: questo è stato richiesto nel 39,1% dei casi per difesa personale, nel 30,4% per caccia, nel 21,7% per lavoro e nel restante 8,7% è stato mantenuto anche nell’età della pensione. Più in generale, gli uomini uccidono maggiormente con armi da fuoco (43,1%) il cui utilizzo aumenta con il passare degli anni, mentre le donne ricorrono al soffocamento (23,8) ed alla precipitazione (14,3%), soprattutto negli infanticidi.

Profilo della vittima. Complessivamente, le vittime di omicidio sono soprattutto uomini: 444 vittime (pari al 70%) contro 190 donne (30%). La più alta percentuale di vittime (13,2%) si registra tra gli operai, i manovali e i braccianti, in forte aumento rispetto al 2000 (8,3%). Seguono i pensionati (9,8%), i lavoratori autonomi, imprenditori e liberi professionisti (9,3%), gli impiegati (5,5%) e i commercianti (5%). Nel 2002, rispetto al 2000 sono fortemente calati gli omicidi dei criminali “per professione” (dal 15% al 4,6%), ma anche quelli delle prostitute (dal 4,3% al 1,3%), mentre sono aumentate le vittime disoccupate (da 0,5% al 2,1%). L’82,5% delle vittime è costituito da italiani e il 15% da stranieri: tra questi ultimi prevalgono gli albanesi (2,5% del totale) e i rumeni (1,6%). Il valore più alto della componente femminile tra le vittime straniere si registra tra le cittadine dei paesi dell’Est (39,6%) e del continente americano (44,4%). Il 10 per cento delle vittime appartiene alle diverse fasce del disagio (droga 32,8%; handicap 21,9%; alcool 17,2%; psichico 10,9%; povertà 9,4%).

Profilo del killer. Nel 91,3% dei casi il killer è un uomo; nell’8,3% una donna. Nella fascia tra i 25 e i 34 anni si colloca il 27,1% degli assassini, in quella tra i 35 e i 44 anni il 18,2%. Da sottolineare, rispetto all’anno 2000, un sensibile aumento degli autori di omicidio di età inferiore ai 35 anni (dal 41% al 44,7% nel 2002). Gli autori ultra sessantacinquenni si incontrano soprattutto negli omicidi in famiglia (13%), in quelli sul lavoro (13,3%) e in quelli di vicinato (13,6%). La professione dei killer: il 20% è agricoltore/bracciante/operaio; il 15,8% commerciante, imprenditore o libero professionista; il 15,5% pensionato, l’11,5% artigiano/lavoratore in proprio. Dimezzati gli omicidi attribuiti a criminali per professione (dal 18,4% al 9,1% dei casi noti) e a uomini delle Forze Armate e di Polizia (dall’8,8% al 4,5%). Il 79% degli autori è italiano il 17,4% è straniero (tra questi, il 48,9% proviene dai paesi dell’Europa dell’Est, il 39,8% dall’Africa ed il 9% dall’America).

Moventi.
Nei delitti in famiglia prevale il movente passionale con il 27,4% dei casi, che salgono al 34,7% al Sud, a fronte del 25,9% del Nord e del 17,9% del Centro. Al Nord liti e dissapori si trasformano in tragedia (26,8%) in misura nettamente superiore rispetto al Sud (16,7%) ed al Centro (23,1%). A uccidere per motivi passionali sono soprattutto gli uomini (30,7%), mentre le donne killer sono spesso compromesse da disturbi psichici (23,6%).
Nei delitti tra conoscenti prevale il movente dei dissapori (29,4%, che sale al 41,4% al Sud), seguito dai futili motivi (25%, che supera il 35% nel Centro-Nord) e degli interessi/denaro (17,6%, che sale al 24% al Nord). Nel 69% dei casi vittima e killer sono semplici conoscenti, nel 7,4% amici di famiglia o di quartiere, nel 5,9% colleghi.
Negli omicidi di vicinato i moventi più diffusi sono questioni legate ai confini di proprietà (22,7%) e rivalità per un posto-letto, anche di fortuna (18,2%). Seguono, con pari valore (13,6%), liti e dissapori, gestione amministrativa/pagamenti e futili motivi. Le vittime sono soprattutto operai/braccianti (22,7%) e pensionati (13,6%). Nella maggior parte dei casi (45,5%) vittima e autore sono vicini di abitazione oppure coinquilini (18,2%) mentre il 9,1% degli omicidi avviene tra condomini.
Negli omicidi in ambito lavorativo la vittima è in tutti i casi registrati (12 nel 2002) di sesso maschile. Il 58,3% dei casi si registra al Nord, il 33,3% al Sud. Le vittime si concentrano nella fascia di età tra i 35 e i 54 anni, la più significativa della vita professionale. Le vittime sono nel 25% dei casi soci in affari, nel 16,7 colleghi o proprietari di immobili, nell’8,3% datori di lavoro (in forte calo rispetto al 22,2% del 2000). Le ragioni degli omicidi: liti e dissapori, licenziamenti e assunzioni, scoperta atti illeciti, qualità della prestazione, retribuzione/crediti/debiti. Il killer nel 41,7% si è dato alla fuga, nel 25% si è costituito.

L’omicidio in famiglia – Nei 223 omicidi in famiglia del 2002 prevalgono le vittime donne (63,2% dei casi a fronte del 36,8% dei maschi), più numerose al Nord (68,8%) e al Centro (61,5%) mentre al Sud le differenze si riducono (55,6% donne, 44,4% uomini). Le vittime in famiglia hanno prevalentemente un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (22,4%); le vittime con più di 64 anni risultano tuttavia più numerose di quelle della fascia 55-64 anni (19,7% rispetto all’11,7% della fascia 55-64 anni). Elevato è il numero di vittime sino a 18 anni (compresi gli infanticidi) pari al 13,5%. Il maggior numero di vittime donne si concentra nella fascia tra i 35 e i 44 anni (21,3% contro l’11% degli uomini), dove prevale il movente passionale; più numerose sono inoltre le vittime donne nella fascia di età superiore ai 64 anni (20,6% contro il 18,3% degli uomini), dove si contano numerosi omicidi-suicidi tra coniugi anziani e delitti compiuti da figli, nipoti, generi e nuore. Prevalgono tra le vittime in famiglia la figura del coniuge/convivente (30,9%), seguita da figli (17%) e genitori (9,9%). Elevato il numero dei partner (8%) e degli ex (6,7%).

Le donne uccidono principalmente i figli (52,9%) i coniugi (23,5%) e i genitori (8,8%).
Nel 62,8% degli omicidi in famiglia la vittima convive con il suo assassino (nel 37,2% non convive); nel 67,2% degli omicidi passionali le vittime non convivono con i loro assassini, così come nel 42% dei delitti per denaro o interesse.

Sono conviventi oltre l’80% delle vittime degli omicidi originati da raptus, disturbi psichici e situazioni di disagio

Accanto al movente di natura passionale ed a quello derivante da liti e dissapori (entrambi con 43 vittime, pari al 23%), tra le altre cause dell’omicidio in famiglia emerge il disagio della vittima o dell’autore:

il 12,8% è attribuito a disturbi psichici dell’ autore,

il 9,6% a futili motivi,

l’ 8,6% ad un raptus

ed il 6,4% ad una situazione di forte disagio della vittima stessa.

 

Nella maggior parte dei casi la vittima è coniuge o convivente (72 vittime nel 2004, pari al 38,5%, prevalentemente donne); seguono i genitori (33 vittime, pari al 17,6%), i figli (25, pari al 13,4%) e gli ex coniugi/ex partner (20 vittime, pari al 10,7%). Inferiore il numero delle vittime tra partner/amanti (7 casi, pari al 3,7%), così come tra fratelli e con altri familiari (entrambi con 5 vittime pari al 2,7%).

Le vittime di omicidio domestico sono soprattutto pensionati (15,2%), casalinghe (9%), operai/braccianti (8%), impiegati (7,2%) e studenti (3,6%). Nei delitti in famiglia si costituiscono o lasciano arrestare principalmente le donne (70,6% contro il 42,3% degli uomini), mentre gli uomini tendono maggiormente a suicidarsi (30,7% contro il 2,9% delle donne). Sono tuttavia soprattutto le donne a premeditare l’omicidio (38,2 contro il 23,5% degli uomini).

L’Eures concretizza con questo primo “Rapporto annuale sugli Omicidi in Italia” un lavoro che da anni svolge il suo Osservatorio sulla criminalità, attraverso un meticoloso monitoraggio degli eventi delittuosi. Il rapporto 2002 ha come riferimento l’anno 2000: dal confronto dei dati emerge la diminuzione di quelli attribuiti alla criminalità comune e organizzata, accanto alla netta prevalenza degli omicidi maturati nei rapporti di prossimità; questo risultato, e soprattutto le dinamiche osservate, disegnano una realtà nella quale lo spazio vitale dell’individuo, cioè l’insieme delle relazioni significative, si va gradualmente riducendo, con una progressiva perdita della capacità di discriminare, al di là della prospettiva emotiva e dei comportamenti reattivi individuali, tra ciò che ha realmente senso e valore e ciò invece ne ha in misura soltanto marginale.
I risultati del Rapporto indicano dunque che lo studio dell’omicidio deve oggi maggiormente concentrarsi sulle cosiddette patologie della normalità e soprattutto, sulle reazioni individuali al disagio, allo stress e alla frustrazione, in una dimensione sociale caratterizzata dall’indebolimento e dalla perdita di ruolo di alcuni tradizionali attori della “mediazione sociale” (la famiglia e le Istituzioni, ma anche i sindacati e le altre organizzazioni rappresentative).

Le possibilità di prevenzione, in questo contesto, sembrano infatti decisamente ridursi, in assenza di modelli interpretativi e strategie di attenzione capaci di cogliere le nuove cause degli omicidi.

L’ INTERVISTA:

Prof.Merolla, Lei è stato indicato dalla comunità scientifica il padre della Criminologia Familiare avendo per oltre dieci anni studiato il Fenomeno facendo emerge anche dati ed elementi oscuri nelle sue numerose pubblicazioni, in effetti i problemi più preoccupanti quali possono essere nell’attualità?:

R.:Da indagini effettuate sull’ampia casistica si è avuto modo di constatare che, il SUD ITALIA, e la CAMPANIA in particolare detiene il più alto numero di omicidi in famiglia e non di rado, gli episodi di omicidi nell’ambito familiare, sempre più agli onori della cronaca, maturano proprio nell’ambito dei contrasti coniugali che continuano a caratterizzare i rapporti anche nella fase successiva alla separazione.

Sovente accade che l’alta conflittualità nella coppia o nei rapporti parentali, non adeguatamente affrontata e risolta attraverso la sua elaborazione, sfoci in atti di violenza estrema. Ebbene, non va sottovalutato come in tali dinamiche conflittuali giochi un ruolo fondamentale la difficile gestione dei rapporti tra i figli ed il genitore non affidatario – che, in base all’attuale prassi  giurisprudenziale, nella generalità dei casi è il padre.

In particolare, laddove uno dei coniugi abbia difficoltà ad accettare la separazione, l’affido esclusivo dei minori all’altro coniuge fa scattare un meccanismo di forte antagonismo che vede la propria centralità nei figli.

 Il rapporto che si instaura dopo la pronuncia della separazione tra il genitore non affidatario ed i figli subisce l’interferenza dell’altro genitore che, da un lato, carica emotivamente i minori, utilizzandoli quale tramite per giungere all’altro coniuge, dall’altro rende gli stessi destinatari di una vera e propria campagna di denigrazione nei confronti del genitore non affidatario, che, pertanto, non soltanto vede stravolto il proprio schema di vita, rispetto a quello preesistente alla separazione, ma che si trova oggettivamente escluso dall’affetto dei figli. E così accade spesso che il genitore non affidatario viva, accanto ad un fallimento coniugale, anche quello genitoriale.

In un tale contesto, con l’ingenerarsi nel genitore escluso della sensazione di rigetto da parte dell’altro coniuge e dei figli, può trovare il proprio humus ideale la maturazione di gesti di violenza estrema, spesso potenziati ed istigati proprio dall’altro coniuge che posto in una situazione di vantaggio conduce un gioco perverso, subdolo e spesso psicologicamente violento,

 

 

D.: Avv.Merolla per quale motivo ha voluto realizzare a Caserta un primo Seminario Specialistico in materia?

R-:Il motivo propulsore è stato di dare vita ad una RETE INTEGRATA MULTIPROFESSIONALE ALTAMENTE QUALIFICATA. Il primo SEMINARIO DI STUDI IN CRIMINOLOGIA FAMILIARE NEL CASERTANO, con la partecipazione di tutte le forze ed intelligence investigative criminologiche nella materia [ Questura di Caserta, POLIZIA DI STATO, Esperti dell’Istituto degli Studi Giuridici Superiori e della CAMERA MINORILE del Foro di Santa Maria Capua Vetere] coinvolgendo anche gli altri protagonisti professionali spesso coinvolti in dette vicende, quali assistenti sociali ed insegnanti, ha permesso di comunicare a diversi livelli imparando un unico linguaggio  ed individuare orizzonti comuni da raggiungere.

 

D.: COSA HA CARATTERIZZATO QUESTO SEMINARIO DI STUDI?:

R.:Grande interesse, viva e febbrile partecipazione ed un intento comune.

Peraltro anche il fatto che  questo primo ciclo di studi in scienze criminali, è stato sostenuto e patrocinato anche dal Tribunale per i Minorenni di Napoli dr.Stefano TRAPANI, dall’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e della Famiglia, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e dall’ORDINE DEGLI AVVOCATI DEL DETTO FORO, dimostra una comune volontà di cercare obiettivi e metodi di indagini nuove ed adeguate alla lotta del Crimine.

 

L’Intento che possiamo ritenere in gran parte raggiunto è stato quello di IDEARE E CREARE UNA RETE MULTIPROFESSIONALE tra istituzioni pubbliche ed istituti ed Associazioni specializzate nel settore operanti sul territorio, una sorta di TASK FORCE pronta a consultarsi ed aiutarsi sui casi più complessi attraverso una condivisione di saperi ed esperienze.

 

D- CI SARANNO NUOVI SEMINARI IN MATERIA?:

R.:I seminari avranno sicuramente seguito come già convenuto e verranno proposti anche a Napoli, in Irpinia, Nola e Benevento. Segno dunque che esiste l’esigenza comune in Campania di far fronte in modo serio e qualificato ad una altra battaglia del nostro secolo, affrontando un NUOVO E PREOCCUPANTE ALLARME SOCIALE : La Criminalità Domestica.

 

D.COME CRIMINOLOGO COSA TEME MAGGIORMENTE NEI DELITTI IN AMBITO INTRAFAMILIARE?

R.: Il mio timore è frutto di una esperienza tangibile in materia, che spesso fa nascere e potenziare rabbia, disperazione e frustrazioni nelle numerose vittime che presto si trasformano in Killer: le False denunce! Quelle poste in essere dall’altro coniuge spesso con gratuita cattiveria o per sete di vendetta al tradimento. 

La doverosa caccia alla pedofilia ha infatti prodotto una quantità intollerabile di false accuse che hanno trascinato persone rispettabili in un vortice di inchieste inverosimili.

Sono molte le persone  diventate arbitrariamente vittime di indagini, carcerazioni, arresti domiciliari, processi e pubblico linciaggio, per fatti semplicemente non accaduti, che una semplice indagine giudiziaria, imparziale e avveduta, avrebbe potuto facilmente smascherare.

Per rendersi conto dell’ampiezza del problema, è sufficiente riflettere sul fatto che la percentuale di denunce che si rivelano poi infondate è decisamente alta (secondo alcune rilevazioni va oltre il 50% dei casi).

 

1983-1989 USA: L’ASILO MCMARTIN – Un caso di falsi abusi che scosse l’America
1989 IL CASO DI LANFRANCO SCHILLACI
1991-2000 IL POOL DEL  PM PIETRO FORNO: “IL PIACERE DI INDAGARVI”
dicembre 2000 Abusi sulla figlia, assolto. E il pm accusa la psicologa
2001 Assolto da accusa violenze su nipoti dopo 18 mesi carcere
2001 IL CASO “MODENA” – don Giorgio Govoni
2003

Abusi, scagionato il professore di musica «Un incubo lungo 800 giorni…»

2004 IL CASO “OUTREAU” – Una “Waterloo della Giustizia”
2004 IL CASO “TORINO”
2004 IL CASO “BERGAMO”
2001-2006 IL CASO “BRESCIA”
novembre 2004 Brescia – un altro caso di falso abuso – Pedofilia e psicologia: le derive giustizialiste
gennaio 2005 Fine di un incubo per Giuseppe R., 48 anni: Non ha abusato del figlio, padre assolto
maggio 2005 La corte d’appello di Brescia riabilita Andrea Silvestri, ex assessore della Puglia
settembre 2005 Bari, maestra arrestata, dopo quasi un anno il PM chiede l’archiviazione!
settembre 2005 Bologna: dopo un anno di carcere, il GIP chiede l’archiviazione e critica duramente l’operato degli psicologi
ottobre 2005 Il caso di L.M.: come è facile condannare!
ottobre 2005 Torino: violenze sui bambini, assolti
novembre 2005 Immagini di pedofilia nel PC, assolto avvocato
febbraio 2006 Bolzano, assolto il prete accusato di pedofilia
marzo 2006 False le accuse della moglie suicida. Assolto dopo un lungo calvario giudiziario: né pedofilo, né violento
maggio 2006 Brescia: padre assolto dalle accuse di abusi perchè “il fatto non sussiste”
maggio 2006 Abusi sui figli – Il giudice lo scagiona
maggio 2006 Bologna: accusato senza prove. Era soltanto una calunnia.

 

Purtroppo, non tutte queste denunce vengono smascherate in tempi rapidi e spesso bisogna attendere  le sentenze dei tribunali.

Va dunque osservato che il fenomeno ha una lettura interpretativa ancora più complessa, infatti il crescente numero degli omicidi in famiglia è il risultato trigenerazionale nato da conflitti familiari ed esempi negativi.

Il dato allarmante statistico conferma l’ipotesi della “ sindrome conflitto-delitto” che si scatena la dove albergano legami affettivi belligeranti e conflittuali: 18 omicidi e tentati suicidi su 34 si verificano tra coppie coniugate. Ed il numero è crescente ove sussiste la presenza di figli “ contesi”.

Ed ecco dunque come le esigenze sociali muovono e trasformano in modo aderente o quasi, nuove normative, più delle volte rappresentate da bisogni ed esigenze diverse o giustificate per interessi più vari.

D.:COSA CAMBIERA’ CON LA LEGGE SUL CONDIVISO?:

R.:Con la legge sull’affido CONDIVISO, gli analisti socio-giuridici confidano, ma con poche speranze un cambiamento culturale, che avrà bisogno di molto tempo per conformarsi alle nuove esigenze sociali del nostro tempo, in base al quale nessun genitore, almeno in via teorica, deve sentirsi escluso o allontanato dalla prole, sebbene chi scrive teme che non sono le norme a cambiare gli uomini ed i suoi sentimenti ma al contrario deve essere la nuova cultura genitoriale e coniugale a dare l’impulso propulsivo al cambiamento auspicato.

Non essendo stati abrogati espressamente, le altre tipologie di affidamento della prole, tra questi il congiunto,l’alternato o l’esclusivo in particolare, giustamente, gli operatori ed esperti in materia temono un preordinato quanto silente aumento delle conflittualità coniugali e familiari da parte di quei genitori che non intendono rinunciare all’”esclusività sulla prole”, al fine di far fallire i buoni propositi della nuova legge, inducendo i giudicanti di applicare nell’interesse dei figli affidamenti esclusivi a danno purtroppo proprio degli stessi bambini che si intendono tutelare.

Da questa nuova ottica è possibile argomentare che le finalità della nuova legge sull’affido condiviso vanno oltre a quelle palesemente rappresentate, potendo potenzialmente  ridurre o ad aumentare le ben note conflittualità coniugali per ruoli e funzioni  genitoriali contesi, ma solo dalla pratica e dal buon senso non solo di tutti gli operatori del diritto in materia,ma dei “ nuovi genitori”, i risultati che tutti si augurano di realizzare potranno avere effettiva concretezza applicativa.

D.: UN SUO SUGGERIMENTO ED IL SUO PROPOSITO?:

R.: Occorre una nuova cultura della separazione che nasce proprio da chi quell’ esperienza l’ha vissuta ed è stato in grado di raccontarla e promuoverla con una richiesta di una legge più consona, merita nella nostra convulsa quotidianità un momento di riflessione per interrogarci anche sull’audace volontà di cambiamento mostrata dal nostro legislatore.

Oltre alla testimonianza dei fatti è importante cogliere la ricerca di senso, in questa epoca dell’anonimia e dell’indifferenza, la separazione familiare si pone come un problema di carattere privato da risolvere in silenzio e velocemente. Eppure sono proprie le emozioni soffocate che invocano udienza, e con la nuova legge e le recenti ricerche in materia effettuate dall’Istituto degli Studi Giuridici Superiori , dopo averle raccolte e studiate devono essere riproposte nell’interesse di tutti.

Perché occorre mostrare a tutti coloro che si trovano per vicissitudine ad affrontare le sofferenti fasi di una separazione che è possibile vivere e condividere l’evento separativo senza smarrire quel forte ed invisibile senso della vita, che attraversa e travolge le trame di vissuti travagliati in particolare da percorsi esistenziali e formativi dei figli, che recepiscono e trasformano da adulti ogni messaggio genitoriale del comune patire, riproponendolo nelle loro future famiglie.

D.: COSA DEVONO FARE I NUOVI AVVOCATI MINORILI E DELLA FAMIGLIA?:

R.:Anche i nuovi avvocati della famiglia e dei minori per espletare con coscienza e competenza i mandati conferiti, devono cercare di affinare le nuove competenze e gli innovativi strumenti professionali  mutuati ed offerti da altre discipline scientifiche, senza abbandonare il metodo obiettivo, affidandosi anche al flusso delle emozioni per giungere ai confini della parola, per raccogliere le palpitazioni delle sofferenze che restano soffocate spesso nelle lacrime di chi vive l’evento del lutto da separazione.

Chi è immerso nella sofferenza, – come insegna una psicologa che stimo professionalmente: Silvia Vegetti Finzi, – solo inabissandosi sino a scorgere le ombre sul fondo può trovare la forza di risalire, non per galleggiare, ma per nuotare ancora.

Perché quando la famiglia si sgretola, allora bisogna trovare la forza di reagire, accettare la sfida delle passioni e dei legami spezzati e la paura di restare soli, mutando l’esistente ricominciando da sé.

Oggi in una cultura dove dominano la fretta, l’efficientismo, la superficialità, l’autarchia individualistica degli affetti,non possono essere inattuali i richiami evocativi a passioni e sentimenti.

In particolare è mio vivo desiderio trasmettere a tutti coloro che hanno avuto fiducia in me, offrendomi in dono la confidenza più profonda: quella della loro vita, comunico la mia profonda empatia  che provo per ciascuno di loro, che mi ha permesso entrando nelle loro storie di evocare e recuperare sensazioni ed emozioni perdute e ritrovare una insolita capacità di dialogo ormai smarrita.-

Alle indagini Istat dei prossimi anni quindi il futuro riscontro, a noi tutti un lavoro ancora più complesso ed arduo ed ai  “nuovi genitori” la forza ed il coraggio di ricominciare per amore dei propri figli e per un futuro migliore degli stessi.

 

 

 


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dell’Avvocato Manlio Merolla – www.studiolegalefamigliaminori.it

Sede Legale e Centrale Operativa: Napoli, via De Dominicis, 14 – 80128 ( Vomero/Arenella) Napoli

Telefoni: 081.556.14.18 – 081.229.54.46 E-Mail Direttore: lexmerolla@libero.it

 


“E’ vero anche oggi che l’Ordine Forense E’ collocato così in alto che da esso uscendo mai si sale E in esso rientrando mai si discende”

“E’ vero anche oggi che l’Ordine Forense  E’ collocato così in alto che da esso uscendo mai si sale E in esso rientrando mai si discende” 

Sintesi delle Attività Forensi e socio-Giuridiche Organizzate Dall’Istituto Studi Giuridici Superiori 

 SCUOLA DI LEGGE  DIRITTO DI FAMIGLIA E MINORILE, CRIMINOLOGIA E PSICOLOGIA GIURIDICA

 E DALL’UNIONE NAZIONALE CAMERE MINORILI MULTIPROFESSIONALI

D’ITALIA

 

1989/90: Avvocati di Strada – nascita presso l’Antica Fondazione “Casa dello Scugnizzo” di Napoli; TG3 Campania Testimonia;

1992: Avvocati senza Frontiere – nascita presso l’Antica Fondazione “Casa dello Scugnizzo” di Napoli;

1994 ad oggi: Sportello di Orientamento Giuridico-Giudiziario con apertura di rete socio-legale offerto dalla Scuola di legge dell’Istituto degli Studi Giuridici Superiori;

1995: Nascita Osservatorio Regionale Permanente a tutela della Famiglia e per la Tutela dei Minori;

1996/97: Nascita Movimento Missionari Forensi;

1999: Costituzione: Istituto Studi Giuridici SuperioriScuola di legge di diritto di famiglia e per la tutela dei Minori – Centro studi e ricerche Reg. Tribunale Napoli: n.________/99 – iscritta nella DEA Associazioni di interesse Scientifico Nazionale [ cfr. sito: www.scuoladilegge.eu];

1999: Costituzione: Organo di Stampa LEX ET JUS, Reg. Tribunale Napoli 5071 del 29.9.1999 – diventato organo Ufficiale dell’Unione Camere Minorili Multiprofessionali e dell’Istituto Studi Giuridici Superiori, RIVISTA E COLLANA giuridica diretta da Manlio Merolla [cfr. testi pubblicati e sito Net Work on line: www.lexetjus.net];

1999: costituzione Prima Camera Minorile Multiprofessionale denominata: Associazione Forense di Diritto di Famiglia e per la Tutela dei Minori- Napoli;

1999/2000:Costituzione primi Sportelli Antiviolenza dell’Interassociazione, nuove Camere Minorili Multiprofessionali in ambito Regionale Campania, poi estese in ambito interregionale;

1999/2000 in poi: Istituzione l’Open Office Law e sviluppo regionale Scuola di Legge con la collaborazione dei Centri di Servizi Sociali Regione Campania, polizia di Stato e Questura di Caserta ( Corsi Criminologia), Polizia di Stato Nola; con Tribunale per i Minorenni di Napoli e con numerose Associazioni, Enti ed Aziende;

2002: Introduzione negli studi dell’Unione CMM del Teamwork Counselling Law dell’ISGS;

dal 1997 ad oggi: Corsi, Simposi, Convegni e Conferenze a vario livello ( cittadino, Regionale e Nazionale) con la partecipazione e collaborazione di insigni giuristi e magistrati;

dal 1997 ad oggi: Corsi e Giornate di Studio di Alta formazione ed Aggiornamento professionale in diritto di famiglia – diritto Minorile e scienze socio-psicologiche ed in Criminologia Familiare e Minorile con cadenza periodica, con conseguenti pubblicazioni scientifiche in materia, e con patrocini di vari Ordini professionali ( cfr. Riviste Lex et Jus) e con Docenti e Relatori di nota fama; [ cfr pagina di sintesi nel testo]:

PATROCINATORI :

PRESIDENZA  DEL TRIBUNALE  PER I MINORENNI DI NAPOLI

Associazione Italiana Magistrati Minorenni e della Famiglia

ORDINE AVVOCATI NAPOLI

ORDINE PSICOLOGI CAMPANIA

ORDINE DEGLI ASSISTENTI SOCIALI CAMPANIA  

 

 

Numerosissimi sono stati i riconoscimenti conferiti [ oltre 13 Targhe d’Onore ] ed i Gemellaggi scientifici realizzati con formali protocolli d’intesa. [ cfr pagina di sintesi nel testo].

Tutte sono documentate peraltro dalle Riviste Lex et Jus pubblicate ad oggi e nel sito www.scuoladilegge.eu.

 

Cfr anche la Collana Lex et Jus


OSSERVAZIONI PROPOSTA NORMATIVA MODIFICA ART. 24 7 Comma L. 149 / 01

OSSERVAZIONI

RELAZIONE DEL PROF. MEROLLA 13.11.08

“ le cose dette e non dette……”

 

PROPOSTA NORMATIVA

MODIFICA ART. 24  7 Comma    L.  149 / 01

 

In questo istante, dopo le toccanti e significative testimonianze e gli interventi dei primi relatori, ed aver appreso che i politici invitati a questo evento ci hanno del tutto meravigliati consegnandoci un ufficiale documento che attesta che la proposta normativa è stata formalmente registrata presso gli uffici legislativi per eventuali esami e determinazioni, sento profonde vibrazioni in questa antica struttura, che un tempo ha visto e vissuto la storia iniziale di molti bambini non riconosciuti dai genitori e consegnati alle Suore di questo Ospedale.

 

Qualche tempo fa…..QUANDO…. sono stato raggiunto da un gruppo di simpatiche signore attraverso lettere E-Mail, messaggi telefonici ed amici, e mi è stata sottoposta “L’IDEA” di valutare e strutturare in modo tecnico-giuridico una possibile proposta normativa in merito al problema in trattazione, …..sono stato tanto affascinato e compenetrato dalle emozioni che con fare spontaneo e genuino mi venivano trasmesse, che non ho esitato un solo istante nell’offrire il mio sostegno e quello di tutti i partners dell’OSSERVATORIO REGIONALE P.I. a TUTELA DELLA FAMIGLIA E PER I MINORI .

 

Nell’immediatezza il  Direttivo del Coordinamento  dell’Osservatorio ha convocato la Consulta per raccogliere le adesioni delle Associazioni ed Enti interassociati…. , e per la prima volta in sedici anni dell’Osservatorio…  in tempi record ho ricevuto una adesione comune, compatta ed estesa.

 

Come sempre….. ancora una volta la “ R E T E “ dell’Osservatorio non solo entra in azione compatta, ma si arricchisce di news entry prestigiosi e significativi che mi confermano il senso di appartenenza alla rete interassociativa, dove migliaia di partecipanti sensibili alle problematiche umane, dei nostri figli e delle famiglie del nostro tempo…. Si dimostrano pronte a raccogliere le sfide dei nostri giorni.

 

 

In sintesi:

 

LA NORMA ATTUALE DA MODIFICARE:

“La modifica richiesta riguarda il comma 7, art. 24 della Legge 149/ 01:

7. L’accesso alle informazioni non è consentito se l’adottato non sia stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale e qualora anche uno solo dei genitori biologici abbia dichiarato di non voler essere nominato, o abbia manifestato il consenso all’adozione a condizione di rimanere anonimo.

 

Per scelta la struttura della norma da modificare viene presentata, con qualche taglio e cucito, come presentata al sottoscritto. Va però precisato che la stessa risulta all’attualità al vaglio della Commissione Tecnica-Giuridica della Consulta Interassociativa dell’Osservatorio Famiglia e Minori della Campania, che presto redigerà il testo definitivo, con precisazioni tecniche. [ si cfr. il testo ut supra riportato].

 

Ciò stante va rilevato che l’attuale ordinamento italiano non consente, comunque, al figlio adottato e non riconosciuto alla nascita, di accedere all’identità dei propri genitori biologici, considerando prevalente l’interesse del genitore di conservare l’anonimato rispetto all’interesse del figlio di conoscerne l’identità.
Le Fonti normative a sostegno e contra sono le seguenti:
– Legge di Riforma n. 149/2001 art. 24 comma 7  – Refuso normativo legge 184/83;
– Tale preclusione non ha però, in via puramente teorica, una durata illimitata (anche se pratica nei confronti dell’adottato) in quanto l’art. 93 comma 2 del “Codice in materia di protezione dei dati personali” stabilisce che “il certificato di assistenza al parto o la cartella clinica, …. possono essre rilasciati in copia integrale a chi vi abbia interesse, in conformità alla legge, decorsi 100 anni dalla formazione del documento”.

Il TAR Veneto si è spinto ad affermare che il comma 7 della legge 149/2001, stabilisce in maniera inequivocabile e temporaneamente illimitata il divieto di accesso alle informazioni sulla madre…..”
gli artt. 107 e 108 del D.Lgs. n.490/99, T U. dei Beni Culturali prevedono la libera consultazione dei documenti conservati negli archivi di Stato e negli archivi storici degli enti pubblici, dichiarati di carattere riservato dopo settanta anni…..( sono compresi in questi i fascicoli personali degli adottati , dai quali si evince la loro storia, ma con l’esclusione dei dati identificativi della madre.

 

 – Secondo una sentenza del TAR Lazio del 1998 il riconoscimento normativo dell’interesse della madre all’anonimato sarebbe giustificato “non solo da esigenze di tutela della riservatezza della persona, ma anche da superiori ragioni attinenti alla salvaguardia degli interessi, giuridici e sociali, sia della famiglia legittima e dei suoi componenti sia degli stessi figli non riconosciuti”.

 

Secondo quanto stabilito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 425 del 25 novembre 2005, le norme che non ammettono la possibilità di autorizzare l’adottato ad accedere alle informazioni sulla madre biologica, nel caso in cui questa abbia espressamente dichiarato alla nascita di non volere essere nominata, sono costituzionalmente legittime.

 

Conseguentemente, non è fondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 28, co. 7, della legge 184/1983, nel testo modificato dall’art. 177, co. 2, del Codice della Privacy.

 

 

Tale disposizione, infatti, è chiaramente finalizzata a tutelare la donna incinta che, a causa della difficile condizione personale, preferisca non tenere con sé il bambino dandole, comunque, l’opportunità di partorire in una adeguata struttura sanitaria contemporaneamente mantenendo l’anonimato nella conseguente dichiarazione di nascita.

 

E’ chiaro che la disposizione de qua mira– da un lato – a garantire che il parto avvenga nelle migliori condizioni, sia per la madre che per il figlio, e – dall’altro – ad evitare che la donna prenda irrimediabili e ben più gravi decisioni.

 

 

 

 

Le osservazioni contrarie raccolte sono:

 

DOPPIA IDENTITA’ Genitoriale….ma oggi abbiamo le famiglie allargate……

 

UN PROBLEMA TECNICO-GIURIDICO : è costituito dalle eventuali pretese di carattere successorio, che potrebbero minare le sicurezze acquisite dai legittimi eredi [ANCHE RECIPROCO ].

 

Ciò potrebbe essere superato da una eventuale rinuncia espressa preventiva o da altre soluzioni tecniche giuridiche che all’attualità sono poste all’esame della commissione giuridica dell’Istituto degli studi giuridici superiori.

 

 Giova Ricordare:

 

La Corte Costituzionale con la sentenza n.425/2005, utilizzando argomentazioni basate sul principio di effettività   afferma: poiché si vuole tutelare l’anonimato della madre per evitare che la gravidanza indesiderata si traduca in un aborto o nell’abbandono dopo un parto clandestino, la segretezza sulle generalità deve essere assoluta ed illimitata nel tempo.

 

Oggetto della sentenza della Corte costituzionale  de quo, riguarda la possibilità per la madre, dopo aver chiesto di non essere nominata al momento del parto, di revocare il proprio diniego rendendo così il diritto alla conoscenza del proprio figlio naturale liberamente esercitatile.

 

La legge non prevede espressamente questa possibilità, perciò il Tribunale per i minorenni di Firenze, che avrebbe dovuto rigettare la richiesta del ricorrente proprio perché la madre naturale aveva chiesto di non comparire nella dichiarazione di nascita, chiede alla Consulta una sentenza additiva che dichiari incostituzionale l’art. 28, l. ad., nella parte in cui esclude la possibilità di autorizzare l’adottato all’accesso alla informazioni sulle origini senza aver previamente verificato la persistenza della volontà di non voler essere nominata della madre biologica.

 

La scelta legislativa di tutelare l’anonimato della madre senza alcun tipo di restrizione è ritenuto dai giudici costituzionali «espressione di una ragionevole valutazione comparativa dei diritti inviolabili dei soggetti della vicenda e non si pone in contrasto con l’art. 2 della Costituzione» (sentenza 425 del 2005, § 4 del considerato in diritto).

 

L’anonimato garantito dal comma 7, infatti, assolve alla duplice funzione di assicurare alla madre la possibilità di partorire in una struttura ospedaliera e di distoglierla dalla scelta di abortire, perciò una limitazione temporale, ancorché eventuale e su base volontaria come quella paventata dal giudice a quo, vanificherebbe proprio gli scopi che la norma si pone.

 

La Corte europea per i diritti dell’uomo ha decretato la legittimità della legislazione francese proprio facendo leva sulla possibilità di revocare il segreto introdotta dalla legge del 22 gennaio 2002 (sentenza 13 febbraio 2003, Odievre c. Francia). La ricorrente lamentava che la possibilità del “parto anonimo” fosse in contrasto con l’art. 8 della Corte Europea Diritti dell’Uomo  (sentenza 7 febbraio 2002, Mikulic c. Croazia). La Corte, invece, ha respinto il ricorso perché la novella d’oltralpe consente «alla ricorrente di sollecitare la reversibilità del segreto dell’identità di sua madre, sotto riserva del suo consenso, in modo da contemperare equamente la protezione di quest’ultima e la richiesta legittima della ricorrente»

 

Le tecniche di bilanciamento allora, più semplicemente, mirano a stabilire se un certo valore, rispetto ad un certa fattispecie sia prevalente o recessivo rispetto ad altro valore (o principio):considerato che la situazione soggettiva in parola è un diritto disponibile, viene generalmente accolto il criterio per cui l’interessato, con il suo consenso, può rendere lecito l’utilizzo dei suoi dati personali per scopi specifici.

 

Accanto alla regola generale basata sul consenso preventivo (c.d. opt-in system) esistono fattispecie (v. art. 52 del Codice in materia di protezione dei dati personali, d. lgs. 196 del 2003) in cui il trattamento dei dati personali è astrattamente legittimo salvo il diritto potestativo dell’interessato di manifestare il proprio dissenso all’uso delle informazioni (c.d. opt-out system) che strutturalmente può ritenersi affine alla dichiarazione della madre in non essere nominata nella dichiarazione di nascita. La dottrina è unanime nel ritenere che entrambe le manifestazioni di volontà siano revocabili (G. Resta, Revoca del consenso ed interesse al trattamento nella legge sulla protezione dei dati personali, in Rivista critica di diritto privato, 2000, 313) pertanto sarebbe una scelta coerente ammettere anche per la madre naturale la possibilità di un ripensamento.

 

LA  MODIFICA NORMATIVA PROPOSTA:

 7 –  L’adottato [ FIGLIO ADOTTIVO NON RICONOSCIUTO ] avrà la possibilità di accedere a tutte le informazioni che lo riguardano comprese quelle concernenti l’iter adottivo, i dati sanitari, i periodi di permanenza in istituti o altro, con l’unica esclusione dell’identità dei genitori biologici qualora non sia stato riconosciuto alla nascita.

 

In questa ultima circostanza,

  • ·        raggiunti i venticinque anni, ( Ma nulla vieta all’età di 18 )
  • ·        sarà competenza del Tribunale,
  • ·        valutato il caso,
  • ·        informare la madre e/o il padre naturale della richiesta di accesso alle informazioni da parte dell’adottato, e  richiederne il consenso al superamento dell’anonimato. [ attraverso una mediazione “ Culturale”]

 

UTILIZZO DEL METODO E STRUMENTO OBIETTIVO:

LA MEDIAZIONE “ CULTURALE”

 

E’ quanto viene richiesto ai Giudici dei Tribunali per i Minorenni, avvalendosi dei propri esperti: i Giudici cd Onorari ( psicologi ed assistenti sociali di provata esperienza);

 

LA PROPOSTA E’ A COSTO 0

Pertanto anche in tal senso non sussistono ulteriori impedimenti.

 

 

ACCESSO DIRETTO: Nel caso che la madre risulti deceduta ed il padre deceduto o non identificabile, il Tribunale, su richiesta dell’interessato,  procederà direttamente  ad acquisire e comunicare le loro generalità, patologie e dati sanitari, cause del decesso degli stessi ed eventuali notizie relative a depositi di organi presso banche sanitarie.

 

 

 

 

 

Un primo punto di partenza sono le forti motivazioni dei nostri amici che di recente hanno voluto costituirsi associativamente  realizzando “ L’Associazione ASTRO NASCENTE “  il cui nome evoca la rinascita delle proprie radici ed un nuovo senso di ricerca;

 

Un secondo punto di partenza sono le nostre ricerche, osservazioni, i Vostri preziosi suggerimenti che attendiamo al termine dei nostri incontri e di questo convegno, ma in particolare  il nostro comune senso di solidarietà emotiva ai “ricercatori del proprio passato”, che nella ricerca delle loro radici non solo ritrovano una parte di sé stessi ma ci rendono partecipi in prima persona di un nuovo passo verso un evoluzione non solo normativa…ma culturale.

 

 

Come tutte le regole anche in questo caso rilevo una strana eccezione:

Tutti sappiamo che le Leggi sono scritte dagli uomini per gli uomini, invece osservando gli impedimenti ostativi posti da questa legge, che dovrebbe in gran parte essere oggetto di modifiche e rivisitazioni [ ex 184/83 e succ. Riforma L. 149/01] – sembra che la Legge è stata scritta per sé stessa o quanto meno con eccezionale inutilità, dal momento del limite dei 100 anni, che offende non solo le aspettative dei destinatari diretti ma l’intelligenza culturale ed emotiva di tutti noi.

 

Se oggi siamo qui c’è un motivo!

Abbiamo deciso di sostenere l’istanza ed invocazione di aiuto di chi per anni, per tutta la vita, in solitudine ed in sofferenza chiedeva ed ha chiesto …. “all’altro…a noi..”.. solo  di essere aiutato. Noi siamo qui!

E con noi tanti altri …..

 

Giova inoltre ricordare che le motivazioni morali dell’anonimato di un tempo [ il cd. Marchio dell’Infamia ], che inducevano genitori a non riconoscere i propri figli erano del tutto diverse da quelle oramai poche ed isolate dei nostri tempi.

 

 Infatti fino a 20/30 anni orsono gli standard di adozioni erano molto diversi da quelli attuali, in particolare erano caratterizzate da paure, esigenze e false culture basate sull’immagine. Per vero, per un divorzio o un figlio nato fuori matrimonio o da persona non coniugata si invocava subito allo scandalo.

 

Una responsabilità certamente era da attribuire agli organi di stampa che cercavano di creare notizia.

 

Da un esame di molti documenti giudiziari  “ storici “ infatti a conferma si ritrovano frasi del tipo: “ …comportamento immorale…pericoloso per la società…ed ai bambini non riconosciuti veniva applicato il Marchio di Illegittimi che per l’opinione comune di un tempo era corrispondente ad un marchio “ dell’infamia”;

 

QUANTO VALE OGGI NEL 2009 QUEL MARCHIO?…..

 

Occorre un pensiero positivo oggi per cancellare i neri pensieri di un tempo, NOI…ABBIAMO UNA POSITIVA PROPOSTA NORMATIVA….

 

Sento in questo momento di comunicare la mia profonda empatia per tutti i protagonisti di questo evento, perché attraverso loro e loro testimonianze siamo riusciti ad entrare nelle loro storie, evocare e recuperare sensazioni ed emozioni perdute e ritrovare il piacere di avvertire  il SENSO DI APPARTENENZA ALLE NOSTRE RADICI E FAMIGLIE…A VOLTE SMARRITA, e la voglia e il desiderio di aiutare chi invece è ancora alla ricerca  di tanto.